Frandoli / Carolina Frandoli
Qual è stato il tuo percorso fino ad assumere questo ruolo in azienda?
Ho sempre vissuto la realtà aziendale dato che si tratta di un’azienda familiare: sia i miei fratelli sia io siamo sempre stati a contatto con i valori del brand. Dopo il liceo classico, mi sono laureata in Design del Prodotto e successivamente ho seguito un corso di Marketing e Comunicazione Digitale. Sono partita dal reparto produzione, dove ho conosciuto i prodotti nel dettaglio, e nel tempo ho affiancato mio papà in trasferte e viaggi di lavoro. Quando mio papà è venuto a mancare ci siamo ritrovati, mio fratello, mamma e io, un po’ “catapultati” a pieno regime all’interno dei processi aziendali: abbiamo imparato strada facendo come gestire tutti gli aspetti legati a Frandoli, anche quelli più pratici e operativi. Adesso mi occupo della parte Marketing, online e offline, e anche dell’area Sales.
Cosa ne pensi dei social media nel segmento di mercato B2B?
I social sono una risorsa molto importante: oggi le persone si informano tramite praticamente solo online. Nonostante questo, nel B2B non sono ancora così fondamentali, soprattutto in Italia. Vedo che anche i nostri competitors li utilizzano marginalmente, cosa che all’estero non accade. Oltre confine, infatti, le piattaforme vengono utilizzate in maniera più massiccia: credo che qui non ci sia ancora la consapevolezza del ruolo che ricoprono a livello sociale.
Quale social è più in linea con il vostro modello di business e quale meno?
In Frandoli puntiamo principalmente su Instagram e Facebook: lavoriamo tanto con rivenditori che ci portano traffico, taggandoci o condividendo contenuti che funzionano come una sorta di vetrina. Raggiungiamo anche architetti e professionisti del design grazie a questi due canali. LinkedIn è un pochino più lontano perché non coinvolge il nostro pubblico target ma siamo comunque presenti per questioni di posizionamento.
I dati dimostrano che avere un numero di follower basso lede l’immagine del brand, cosa ne pensi?
Credo che un numero alto di follower contribuisca a creare una percezione positiva dell’azienda: può essere indice di investimenti e di impegno da parte del brand. Nonostante questo, è un dato che va contestualizzato tenendo conto della nicchia di mercato in cui si opera e degli obiettivi che si vuole raggiungere. Preferiamo, però, avere una fanbase più contenuta ma più in target e attiva verso i nostri contenuti.
Quanto contano le recensioni online, sono importanti?
Le recensioni sono importanti anche nella nostra nicchia di mercato: spesso le leggo durante la ricerca di fornitori o professionisti con cui collaborare. Per Frandoli, invece, si tratta di uno strumento che ancora non ricopre un ruolo fondamentale. Siamo molto legati al passaparola: chi ci cerca lo fa in seguito a suggerimenti o consigli da parte di professionisti in comune. Nel B2C sono fondamentali: chiunque cerchi, acquisti o sia interessato a un prodotto o a un servizio legge le recensioni.
Hai mai collaborato con professionisti per quanto riguarda la sfera social?
Per quanto riguarda la sfera social, al momento, non collaboriamo con agenzie esterne. Ci affidiamo a professionisti per il lato video e per il sito. Abbiamo fatto un restyling del sito, che ho seguito anche nella sua parte grafica. Abbiamo investito tanto anche su listini e cataloghi, che abbiamo gestito completamente all’interno. Le nostre collaborazioni sono più a “spot” anche se vorremmo affidarci a una realtà esterna che ci affianchi nella gestione dei social, per crescere sia professionalmente che a livello aziendale.
Quali sono i progetti di comunicazione aziendale futuri?
Il prossimo progetto sulla tabella di marcia è prendere in mano, con strategia e consulenze, i social e utilizzarli al meglio. Andremo a lavorare nuovamente sul sito, ottimizzandolo e rendendolo completamente in linea con Frandoli. In generale, dopo aver lavorato molto sull’offline, vorremmo migliorare la comunicazione online.
Frandoli / Carolina Frandoli
Qual è stato il tuo percorso fino ad assumere questo ruolo in azienda?
Ho sempre vissuto la realtà aziendale dato che si tratta di un’azienda familiare: sia i miei fratelli sia io siamo sempre stati a contatto con i valori del brand. Dopo il liceo classico, mi sono laureata in Design del Prodotto e successivamente ho seguito un corso di Marketing e Comunicazione Digitale. Sono partita dal reparto produzione, dove ho conosciuto i prodotti nel dettaglio, e nel tempo ho affiancato mio papà in trasferte e viaggi di lavoro. Quando mio papà è venuto a mancare ci siamo ritrovati, mio fratello, mamma e io, un po’ “catapultati” a pieno regime all’interno dei processi aziendali: abbiamo imparato strada facendo come gestire tutti gli aspetti legati a Frandoli, anche quelli più pratici e operativi. Adesso mi occupo della parte Marketing, online e offline, e anche dell’area Sales.
Cosa ne pensi dei social media nel segmento di mercato B2B?
I social sono una risorsa molto importante: oggi le persone si informano tramite praticamente solo online. Nonostante questo, nel B2B non sono ancora così fondamentali, soprattutto in Italia. Vedo che anche i nostri competitors li utilizzano marginalmente, cosa che all’estero non accade. Oltre confine, infatti, le piattaforme vengono utilizzate in maniera più massiccia: credo che qui non ci sia ancora la consapevolezza del ruolo che ricoprono a livello sociale.
Quale social è più in linea con il vostro modello di business e quale meno?
In Frandoli puntiamo principalmente su Instagram e Facebook: lavoriamo tanto con rivenditori che ci portano traffico, taggandoci o condividendo contenuti che funzionano come una sorta di vetrina. Raggiungiamo anche architetti e professionisti del design grazie a questi due canali. LinkedIn è un pochino più lontano perché non coinvolge il nostro pubblico target ma siamo comunque presenti per questioni di posizionamento.
I dati dimostrano che avere un numero di follower basso lede l’immagine del brand, cosa ne pensi?
Credo che un numero alto di follower contribuisca a creare una percezione positiva dell’azienda: può essere indice di investimenti e di impegno da parte del brand. Nonostante questo, è un dato che va contestualizzato tenendo conto della nicchia di mercato in cui si opera e degli obiettivi che si vuole raggiungere. Preferiamo, però, avere una fanbase più contenuta ma più in target e attiva verso i nostri contenuti.
Quanto contano le recensioni online, sono importanti?
Le recensioni sono importanti anche nella nostra nicchia di mercato: spesso le leggo durante la ricerca di fornitori o professionisti con cui collaborare. Per Frandoli, invece, si tratta di uno strumento che ancora non ricopre un ruolo fondamentale. Siamo molto legati al passaparola: chi ci cerca lo fa in seguito a suggerimenti o consigli da parte di professionisti in comune. Nel B2C sono fondamentali: chiunque cerchi, acquisti o sia interessato a un prodotto o a un servizio legge le recensioni.
Hai mai collaborato con professionisti per quanto riguarda la sfera social?
Per quanto riguarda la sfera social, al momento, non collaboriamo con agenzie esterne. Ci affidiamo a professionisti per il lato video e per il sito. Abbiamo fatto un restyling del sito, che ho seguito anche nella sua parte grafica. Abbiamo investito tanto anche su listini e cataloghi, che abbiamo gestito completamente all’interno. Le nostre collaborazioni sono più a “spot” anche se vorremmo affidarci a una realtà esterna che ci affianchi nella gestione dei social, per crescere sia professionalmente che a livello aziendale.
Quali sono i progetti di comunicazione aziendale futuri?
Il prossimo progetto sulla tabella di marcia è prendere in mano, con strategia e consulenze, i social e utilizzarli al meglio. Andremo a lavorare nuovamente sul sito, ottimizzandolo e rendendolo completamente in linea con Frandoli. In generale, dopo aver lavorato molto sull’offline, vorremmo migliorare la comunicazione online.