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Barovier & Toso Daniela Sarracco Conpac

Barovier&Toso / Daniela Sarracco

Marketing & Communication Manager

Qual è stato il tuo percorso fino ad assumere questo ruolo in azienda?

Ho studiato architettura a Venezia per poi trasferirmi a Milano e lavorare in alcuni studi d’architettura. A seguito di questa esperienza mi sono occupata di design management all’interno di una nota agenzia. Poi iniziato il percorso imprenditoriale aprendone una mia e acquisendo come cliente Barovier&Toso. Successivamente ho deciso di lasciare l’agenzia e alcuni clienti, tra cui Barovier&Toso, mi hanno chiesto di poter gestire in maniera indipendente e autonoma il brand. In tutta la mia carriera ho seguito più di cento aziende tutte nell’alto di gamma come Agape, Flexform, Desalto, Marazzi. Mi sono legata a Barovier&Toso perché è una realtà unica e quindi ho scelto di seguire come consulente monomandataria tutto il dipartimento comunicazione & marketing della vetreria più antica al mondo soprattutto per i suoi valori. Fino al 2019 Barovier&Toso non aveva mai avuto una divisone marketing interna che ora invece c’è ed è basata a Milano, questo ci permette di non perdere le radici e avere una visone più internazionale e contemporanea.

Cosa ne pensi dei social media nel settore dell’illuminazione?

Credo nelle grandissime potenzialità del digitale, ma mi spaventa il rapido invecchiamento dei contenuti nel senso che l’effort per produrre contenuti di qualità è enorme mentre la fruizione degli stessi ha una durata molto breve. Quindi cerchiamo di concentrarci sulla durabilità della comunicazione di Barovier&Toso in modo tale che il marketing sia più duraturo nel corso degli anni. Nel mondo dell’illuminazione ci sono 4/5 top player che trainano la comunicazione dell’intero segmento, la maggior parte dei brand mira a un marketing incentrato sul prodotto. Barovier&Toso, invece, incentra il tutto sulla brand identity. In conclusione l’illuminazione sta crescendo lato social ma non è ancora al livello della moda e del design. Sicuramente gli investimenti stanno arrivando e quest’anno a Euroluce si è visto che l’intero settore aveva una marcia in più.

Quale social è più adatto alla vostra realtà e quale meno?

Sicuramente Instagram è quello più adatto dove riscontriamo un maggior coinvolgimento e stiamo tentando di approdare su TikTok per tutta la parte video anche perché abbiamo un pubblico cinese molto ampio. Pinterest lo usiamo poco e LinkedIn, essendo una piattaforma professionale, per noi rappresenta una comunicazione filtrata e lo usiamo soprattutto per le comunicazioni istituzionali come eventi, lancio di prodotti, ecc…Youtube è sicuramente un social valido per Barovier&Toso anche se è una piattaforma di repository essenzialmente. Facebook è probabilmente la piattaforme meno in linea con il modello di business aziendale. La Russia è da sempre un nostro mercato forte quindi a livello social è da anni che stiamo valutando di aprire VKontakte ma ancora non siamo approdati su questa piattaforma.

I dati dimostrano che avere un numero di follower basso lede l’immagine del brand, cosa ne pensi?

Sono d’accordo però dipendesempre da dove vengono gli utenti perché molti brand acquistano follower solo per il piacere di ampliare le metriche di vanità. Il problema di questa situazione è che poi il brand perde ulteriormente di valore dato che tutti oggi hanno la possibilità di verificare se la fanbase è reale o meno. La community di Barovier&Toso è formata da utenti di valore ottenuti lentamente nel tempo, abbiamo avviato diverse operazioni che mirano all’incremento delle fanbase mediante l’engagement dei nostri contenuti e che andiamo chiaramente a promuovere mediante delle campagne ads.

Perché siete presenti solo su WeChat e non sugli altri social cinesi?

Avevamo un’agenzia che ci seguiva WeChat ma non ci siamo trovati bene quindi ora siamo seguiti da una professionista cinese che aveva base a Shanghai e che ora invece si è trasferita a Bangkok. La strategia su questo social è sostanzialmente un riflesso di Instagram, ora abbiamo aperto anche Weibo e stiamo valutando di aprire Little Red Book. Sicuramente il prossimo step digitale di Barovier&Toso sarà quello di ampliare i social d’oriente anche se WeChat finora ha performato meno di Weibo in cui le visualizzazioni e le interazioni sono nettamente superiori.

Quali sono i progetti di comunicazione aziendale futuri?

Abbiamo un nuovo progetto di storytelling molto interessante che abbiamo deciso di chiamare Barovier&Toso Handmade, il quale avrà un linguaggio differente rispetto a quelli che abbiamo creato finora e vogliamo continuare a puntare su questa tecnica perché abbiamo visto che è premiante. Ci piacerebbe lavorare con l’intelligenza artificiale raccontando il brand in modo innovativo, divertente, spiritoso e leggero. Riuscire a trasmettere la tradizione attraverso l’innovazione è sicuramente una cosa che ci interessa perché potremmo coinvolgere sempre più persone in diverse esperienze del territorio e delle nostre installazioni.

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Barovier & Toso Daniela Sarracco Conpac

Barovier&Toso / Daniela Sarracco

Qual è stato il tuo percorso fino ad assumere questo ruolo in azienda?

Ho studiato architettura a Venezia per poi trasferirmi a Milano e lavorare in alcuni studi d’architettura. A seguito di questa esperienza mi sono occupata di design management all’interno di una nota agenzia. Poi iniziato il percorso imprenditoriale aprendone una mia e acquisendo come cliente Barovier&Toso. Successivamente ho deciso di lasciare l’agenzia e alcuni clienti, tra cui Barovier&Toso, mi hanno chiesto di poter gestire in maniera indipendente e autonoma il brand. In tutta la mia carriera ho seguito più di cento aziende tutte nell’alto di gamma come Agape, Flexform, Desalto, Marazzi. Mi sono legata a Barovier&Toso perché è una realtà unica e quindi ho scelto di seguire come consulente monomandataria tutto il dipartimento comunicazione & marketing della vetreria più antica al mondo soprattutto per i suoi valori. Fino al 2019 Barovier&Toso non aveva mai avuto una divisone marketing interna che ora invece c’è ed è basata a Milano, questo ci permette di non perdere le radici e avere una visone più internazionale e contemporanea.

Cosa ne pensi dei social media nel settore dell’illuminazione?

Credo nelle grandissime potenzialità del digitale, ma mi spaventa il rapido invecchiamento dei contenuti nel senso che l’effort per produrre contenuti di qualità è enorme mentre la fruizione degli stessi ha una durata molto breve. Quindi cerchiamo di concentrarci sulla durabilità della comunicazione di Barovier&Toso in modo tale che il marketing sia più duraturo nel corso degli anni. Nel mondo dell’illuminazione ci sono 4/5 top player che trainano la comunicazione dell’intero segmento, la maggior parte dei brand mira a un marketing incentrato sul prodotto. Barovier&Toso, invece, incentra il tutto sulla brand identity. In conclusione l’illuminazione sta crescendo lato social ma non è ancora al livello della moda e del design. Sicuramente gli investimenti stanno arrivando e quest’anno a Euroluce si è visto che l’intero settore aveva una marcia in più.

Quale social è più adatto alla vostra realtà e quale meno?

Sicuramente Instagram è quello più adatto dove riscontriamo un maggior coinvolgimento e stiamo tentando di approdare su TikTok per tutta la parte video anche perché abbiamo un pubblico cinese molto ampio. Pinterest lo usiamo poco e LinkedIn, essendo una piattaforma professionale, per noi rappresenta una comunicazione filtrata e lo usiamo soprattutto per le comunicazioni istituzionali come eventi, lancio di prodotti, ecc…Youtube è sicuramente un social valido per Barovier&Toso anche se è una piattaforma di repository essenzialmente. Facebook è probabilmente la piattaforme meno in linea con il modello di business aziendale. La Russia è da sempre un nostro mercato forte quindi a livello social è da anni che stiamo valutando di aprire VKontakte ma ancora non siamo approdati su questa piattaforma.

I dati dimostrano che avere un numero di follower basso lede l’immagine del brand, cosa ne pensi?

Sono d’accordo però dipendesempre da dove vengono gli utenti perché molti brand acquistano follower solo per il piacere di ampliare le metriche di vanità. Il problema di questa situazione è che poi il brand perde ulteriormente di valore dato che tutti oggi hanno la possibilità di verificare se la fanbase è reale o meno. La community di Barovier&Toso è formata da utenti di valore ottenuti lentamente nel tempo, abbiamo avviato diverse operazioni che mirano all’incremento delle fanbase mediante l’engagement dei nostri contenuti e che andiamo chiaramente a promuovere mediante delle campagne ads.

Perché siete presenti solo su WeChat e non sugli altri social cinesi?

Avevamo un’agenzia che ci seguiva WeChat ma non ci siamo trovati bene quindi ora siamo seguiti da una professionista cinese che aveva base a Shanghai e che ora invece si è trasferita a Bangkok. La strategia su questo social è sostanzialmente un riflesso di Instagram, ora abbiamo aperto anche Weibo e stiamo valutando di aprire Little Red Book. Sicuramente il prossimo step digitale di Barovier&Toso sarà quello di ampliare i social d’oriente anche se WeChat finora ha performato meno di Weibo in cui le visualizzazioni e le interazioni sono nettamente superiori.

Quali sono i progetti di comunicazione aziendale futuri?

Abbiamo un nuovo progetto di storytelling molto interessante che abbiamo deciso di chiamare Barovier&Toso Handmade, il quale avrà un linguaggio differente rispetto a quelli che abbiamo creato finora e vogliamo continuare a puntare su questa tecnica perché abbiamo visto che è premiante. Ci piacerebbe lavorare con l’intelligenza artificiale raccontando il brand in modo innovativo, divertente, spiritoso e leggero. Riuscire a trasmettere la tradizione attraverso l’innovazione è sicuramente una cosa che ci interessa perché potremmo coinvolgere sempre più persone in diverse esperienze del territorio e delle nostre installazioni.

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